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Saper fare? Saper essere.

2025-11-12 16:41

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Business e Strategia, Crescita Personale, coachingumanistico, identitydesign,

Saper fare? Saper essere.

Il futuro non è un orizzonte lontano ma un esercizio (quotidiano) di presenza.Ed “essere” è l’unico modo per “esserci”.

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Tu puoi essere tutto ciò che vuoi, nella tua vita.
(Nota del mio iPhoneX – 2014)

Te la ricordi quella fase in cui prendevamo appunti sul telefono come se fossero confessioni?
 

Io sì… Era il 2014, un periodo in cui il lavoro sembrava infinito, il futuro incerto e la parola “identità” qualcosa che associavamo “a tante cose complesse, accessibili e comprensibili a poche persone”… solo reale o solo digitale ma non ancora collegate e perfettamente sovrapponibili (l’una estensione dell’altra).

 

Scrivevo quella frase senza sapere che, undici anni dopo, sarebbe tornata “a bussare alla porta e mi ha presentato il conto”. 
E tutto ha assunto un significato diverso.


Perché allora “essere tutto ciò che vuoi” sembrava un traguardo.

Ma oggi capisco che è un percorso, un processo che passa attraverso la comunicazione, si radica nella strategia e che riduce il marketing a ciò che è davvero: una manifestazione visibile della nostra identità… che va inevitabilmente verso il basso e verso l’alto.


“Come le radici che entrano “prepotenti” nel terreno per poi seguire la luce… diventando (…)”.

 

Nel 2014 si comunicava per esserci.
Nel 2025 comunichiamo per significare.
E la differenza è totale, semplicemente… abissale.


Abbiamo imparato che la visibilità non basta, se non è sostenuta da una visione (chiara e coerente).
Che il piano editoriale non serve a riempire spazi ma ad occupare senso.
Che la strategia non è un Gantt ma un atto di verità.

Perché ogni messaggio, logo, post, ogni “maledetta” decisione, se non nasce da un’identità chiara… è solo rumore. SEI SOLO RUMORE.


In questi anni abbiamo visto cambiare TANTO.
Abbiamo visto cambiare il modo di lavorare: uffici che si sono “svuotati”, scrivanie che si sono spostate in cucina, riunioni che si fanno attraverso uno schermo… il futuro “che sceglie il remoto” come sua (perfetta) declinazione.

 

Abbiamo imparato a lavorare da soli ma anche a sentirci soli. 
Ci siamo svuotati… non “a rendere” ma “a tendere”.

E da quella solitudine è nata una nuova esigenza: riconnettersi… non alle reti ma alle persone.
 

Abbiamo visto cambiare il modo di comunicare: dalla corsa al “post perfetto” al bisogno di dire qualcosa che resti perché la creatività (da sola) non basta se non è accompagnata da sincerità e che l’autenticità non è una strategia ma una scelta quotidiana.


Abbiamo visto cambiare il modo in cui ci guardiamo allo specchio: ci siamo chiesti “chi siamo diventati?” e se il lavoro che facciamo ci rappresenta davvero.


Molti hanno cambiato mestiere, altri “solo” sguardo.
Ma tutti, in qualche modo, abbiamo sentito la necessità di “rimettere insieme i pezzi”.


Abbiamo perso punti di riferimento (persone, Aziende, certezze) e ne abbiamo trovati di nuovi: relazioni più vere, progetti più piccoli ma più densi (e intensi), una forma diversa di successo che non si misura in numeri ma in senso… in impatto.


Abbiamo assistito alla possibilità di IMPARARE ONLINE, in qualsiasi momento, “padroni del tempo”, del modo… finalmente liberi… si ma DA COSA?! 
Tante (in) formazioni “parcheggiate online” a disposizione di tutti… una “BOLLA” (tra)vestita da opportunità consapevoli di “arrivare senza impattare”: STAVAMO PIANTANDO SEMI, DONANDO parte di noi affinché le persone potessero FAR LORO UN NOSTRO PUNTO DI VISTA o, semplicemente, ciò che avevamo capito meglio (e prima) degli altri.
 

Delusione? MERAVIGLIA.
Abbiamo visto nuove forme statutarie /aziendali, come B-Corp e Società Benefit, diventare (finalmente) una bellissima realtà capace di ispirare persone, Comunità e Organizzazioni… NUOVE.


Sono nate “nuove domande”, il “perché lo stiamo facendo” ha (finalmente!) un peso specifico enorme (rispetto al “cosa” e al “come”).


Abbiamo assistito all’ascesa del Sociale non solo come MOVIMENTO ma come FERMENTO: persone e comunità organizzate e impegnate che si “PRENDONO CURA”… di qualcosa o qualcuno.


Abbiamo conosciuto la tristezza e la malinconia, alcuni hanno “toccato il fondo” (con tutta la mano), altri si sono “incattiviti” (anche se preferisco la parola “imbastarditi”… cioè coloro che hanno perso la propria identità o non ne hanno una riconosciuta).


Abbiamo imparato che la competenza non basta se non è accompagnata da umanità.
Che saper fare è importante ma saper essere lo è ancora di più.
E che dietro ogni brand, ogni professione, ogni Azienda, c’è sempre (almeno) una persona che lotta per riconoscersi nel proprio lavoro, una persona che non vuole solo “vendere” ma valere… che ha bisogno di sentirsi utile, di “servire” e di capire.


Quello che abbiamo capito: che la strada è ancora lunga.
Che mentre parlo, molti contenuti (non solo online) “iniziano in IA e finiscono in IO”. 
Non si tratta di essere “tutto ciò che vuoi” ma di essere davvero ciò che sei e farlo diventare utile al mondo… metterlo veramente “a fattor comune”, che non significa solo “condividerlo” ma diffonderlo con contezza, integrità… con quella “postura tipica di chi (ancora) si meraviglia”.

Che la strategia migliore è quella che “parte da dentro” (e non da un algoritmo).
Che ogni storia, ogni progetto, ogni scelta quotidiana (anche quella che sembra piccola, minuscola) contribuisce a costruire una direzione… una continuità.
 

Che un progetto di design, una campagna di comunicazione, un percorso di formazione o di Coaching… sono veri e propri “lasciti”.

 

Che siamo espressione di qualcosa di più “nobile”, forse di più “alto”… sicuramente più profondo.

 

E allora ti chiedo:
E se il vero atto strategico, oggi, non fosse “farsi scegliere dal mercato” ma scegliere finalmente chi vogliamo essere? 


Il futuro non è un orizzonte lontano ma un esercizio (quotidiano) di presenza.
Ed “essere” è l’unico modo per “esserci”.