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Caffè tosto.

2025-10-20 10:48

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Business e Strategia, leadership, coachingumanistico, corporatedesign, storytelling, identitydesign,

Caffè tosto.

Il Caffè "tosto" è una lezione di leadership: ascolta il calore, accetta la pressione, sprigiona carattere… non resiste a tutto ma scopre il "momento giusto".

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Ad ogni storia… il suo tempo (di maturazione).

C’è sempre un momento, tra il rumore di una moka e l’aroma che riempie la stanza, in cui le idee prendono forma. Un momento in cui il tempo rallenta, le mani si muovono quasi da sole e tutto trova ritmo.

Davanti ad un caffè – meglio se “tosto” – nascono le storie migliori, quelle vere, fatte di attese, silenzi e gesti precisi. Perché il caffè, prima di essere bevuto, va tostato. E la tostatura è un atto di fiducia: serve calore, pressione, tempo… serve saper resistere (per esistere).

Come nel lavoro.
Come nelle Organizzazioni.
Come in ognuno di noi.

Un caffè fatto bene richiede calore costante, non fiamma viva.
Così è il lavoro identitario: non si forza, si accompagna.
Un brand o una persona “tosti” non nascono dall’impulso ma da una pressione ben dosata, quella giusta per far salire il profumo senza bruciare l’essenza.
Il coach umanistico sa aspettare: rispetta i tempi di maturazione, non li accelera.
 

Sotto pressione diamo il meglio (?).

“Caffè tosto non significa amaro: significa che ha tenuto il fuoco abbastanza da farsi riconoscere.”
Nel coaching e nel design d’Impresa, la pressione non è un nemico.
È il fuoco che trasforma la materia grezza in identità.

Quando un’Azienda attraversa un momento complesso è come un chicco nel tamburo della tostatrice: il calore fa emergere l’aroma, il carattere, la personalità.

Un buon Corporate Coaching serve proprio a questo: a tostare il potenziale che già c’è, a far emergere la fragranza unica di una persona, un team, un brand o di un’idea.


Gesti che parlano.
La moka non ha display, algoritmi o app (almeno… non la mia, fortunatamente!).
Funziona con gesti: mani che dosano, riempiono, avvitano, accendono.
E orecchie che… ascoltano.
È una lezione di manualità e consapevolezza… ma anche di presenza (e ascolto),

Il filtro come spazio di passaggio.
Tra acqua e caffè c’è un filtro: è il luogo in cui la trasformazione avviene.
Quel filtro è l’ascolto, il punto in cui le parole, le storie e le identità si chiarificano. Filtriamo il rumore per far emergere l’essenza.
Come il filtro della moka, non aggiungiamo né togliamo: consentiamo il passaggio.

Ogni progetto identitario nasce così: un gesto dopo l’altro, un pensiero che diventa forma, un’intuizione che prende voce... perché nella comunicazione – come nel caffè – non conta solo il risultato finale ma come ci arrivi.

Prima di salire, deve bollire dentro.
Nella moka, prima che il caffè salga, l’acqua si scalda e crea pressione. Nel percorso identitario, prima che la narrazione emerga, serve movimento interiore.
La consapevolezza è come quell’acqua in ebollizione: invisibile ma necessaria per far affiorare l’aroma. Senza introspezione non c’è espressione autentica. 

 

Espresso ma non troppo”: rallentare per capire.
Il caffè non si fa in fretta.
C’è un tempo giusto perché la pressione salga, l’acqua si colori, il profumo si diffonda.
Quel tempo, che spesso chiamiamo pausa è in realtà un atto creativo.
 

Davanti ad un caffè “tosto”, ogni storia ha un ritmo diverso: lento, vero, necessario.
Nel design, nella strategia, nel coaching
Rallentare è la condizione per ascoltare meglio, leggere i segnali, dare senso perché solo chi si ferma (davvero) sente il suono del caffè che sale: quel borbottio che annuncia che qualcosa di buono sta nascendo.


Il profumo arriva prima del sapore.
Quando il caffè sale, il primo segno è l’aroma.
Anche in un processo di coaching (o di design identitario), l’intuizione arriva prima della forma.
L’odore anticipa la sostanza, la visione precede il linguaggio.
Prima si sente, poi si dice.
È la prova che l’identità non è solo strategia ma esperienza sensoriale.

“Ci sono persone che scappano dal calore e altre che ci restano dentro… finché non tirano fuori il loro aroma.”

Forse anche tu stai vivendo una fase di “tostatura”, un momento di calore, di pressione, di cambiamento. “Non bruciare tutto per uscire in fretta”: resta, ascolta, annusa… ORA!
È lì che la tua identità si definisce.
È lì che il lavoro – tuo o del tuo team – smette di essere routine e diventa racconto.
Proprio davanti ad un caffè (tosto), mi capita di lavorare con persone (Professionisti) e Aziende per ritrovare il loro aroma originale: quello che li distingue, unisce e li racconta… il momento che diventa “rito” (non abitudine), il ricordo che diventa insegnamento (non solo nostalgia), la tua visione che diventa azione (e non solo parole). 

Un caffè tosto è quello che ha “preso bene il fuoco” ma non si è bruciato.
Ha corpo ma anche equilibrio.

Così le identità su cui mi capita di lavorare: Imprese, Artigiani, Persone che hanno preso colpi, scosse ma che proprio lì hanno sviluppato il loro aroma, la loro essenza.

“Tosto” è chi ha attraversato la pressione e ne ha fatto carattere.

Un caffè “tosto” è (anche) una lezione di leadership (diffusa e condivisa): ascolta il calore, accetta la pressione, sprigiona carattere… non resistere a tutto ma scopri quando è il momento giusto di “uscire dal fuoco”.